Per questa terza raccolta di poesie l’autrice affronta la complessa questione della scrittura poetica, tentando di dare un posto coerente e corretto alle parole. In un’epoca sempre più veloce e superficiale, improntata sulla comunicazione non verbale, affidata alle immagini, sacrificando la cura del linguaggio, c’è la necessità di riappropriarsi del senso del verso, della sua origine intima, legata al cuore, all’anima, allo stomaco, coacervo delle emozioni più carnali e antiche. Tutto nasce dal sé, e tutto sfocia fuori da sé, in un corale abbraccio di sensazioni e visioni espresse in versi, appunto, diversi, da ciò che intende mortificare l’espressione lirica, in difesa e con il rispetto della struttura sintattica propria di ogni composizione poetica.
Nelle sillogi precedenti Veronica Manghesi aveva esplorato le sue inquietudini interiori di donna e le complessità comunicative interpersonali, qui invece si abbandona al libero fluire delle passioni, se ne lascia attraversare liberamente, godendone anche quando sono impertinenti e disordinate, come una risacca gioiosa e insistente che sciaborda sul proprio corpo disteso a riva, lasciando conchiglie e rena fra i capelli, non senza assaporarne lo struggimento e assieme la bellezza che deriva da tanto scompiglio.
Veronica Manghesi
Veronica Manghesi è nata a Pisa nel 1969 e vive a Marina di Pisa. È docente specializzata in sostegno per la scuola primaria. Pittrice e musicista, è flautista dell’Orchestra dell’Università di Pisa e del San Ranieri Ensemble. Dal 2016 è Poetessa Federiciana, Accademica e Consigliera dell’Accademia dei Disuniti e Consigliera alla Cultura della Proloco Litorale Pisano.